Gli effetti disorsivi dei media
2 Marzo 2016I vantaggi della piccola impresa
2 Marzo 2016Innanzitutto intendo chiarire che quando parlo di “piccola impresa” non mi riferisco certo ad un fatturato di poche decine di migliaia di euro. Possiamo dire che una piccola impresa è quella dove, come ho già detto, comanda il padrone, anche se di euro ne fattura a centinaia di milioni.
La piccola impresa è, in effetti, quella dove la politica del produrre non ha preso il sopravvento sulla voglia di essere produttori; la piccola impresa è un posto dove il denaro non ha preso il posto della passione, indipendentemente da quanti zeri si scrivano sulla dichiarazione dei redditi.
Come avrò modo di spiegare nei paragrafi successivi, la piccola impresa gode di molti vantaggi, tra i quali c’è la possibilità che non vi siano degli avvoltoi ai posti decisionali, ma delle persone che conosciamo, cha abbiamo assunto noi e delle quali ci fidiamo perché “la vedono come noi”.
Sembra una esagerazione? Allora pensate ad una multinazionale.
Non è per generalizzare, ma io vedo solo tanti arrampicatori che cercano di scalare il loro colosso; e questo non solo ai vertici, anche chi porta la posta alle varie scrivanie ha l’obiettivo di passare ad un grado più alto, pur non volendo o non potendo mai arrivare a dirigere l’azienda.
Qualcuno mi può dire che è giusto e normale che la naturale tensione dell’uomo debba essere il continuo migliorarsi, ma in realtà non è proprio così.
Sono perfettamente d’accordo sul fatto che chiunque debba sempre tendere al massimo, ma ciò non deve avvenire a discapito di altre persone, ciò non deve avvenire senza che il tutto abbia un’anima o senza che ci siano regole chiare e corrette.
Non si può cercare di migliorare la propria posizione se non si ha altro obiettivo che quello di comandare, di avere potere, perché no, di sfogare la propria frustrazione.
Il continuo andare avanti nella vita deve scaturire da una pulsione tesa solo a considerare il traguardo raggiunto come uno stadio di un proprio accrescimento innanzitutto morale, poi sociale e poi, solo alla fine, economico.
In effetti il guadagno non deve diventare il motivo ma solo una giusta conseguenza, qualcosa che ti permette di continuare a fare quello che fai – quello che ti piace – senza dovervi rinunciare per dover trovare i soldi per vivere.
(tratto dal libro “Economia etica ed elementi di imprenditoria pratica”, Amedeo Pesce, 2007) Acquista su Amazon