I vantaggi della piccola impresa

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Il primo e più importante vantaggio è quello che ho già enucleato sopra, ovvero quello di riuscire a circondarsi di persone di cui poterci fidare, dato che le conosciamo direttamente.
Queste persone avranno nei nostri confronti innanzitutto il dovere morale di portare a termine il compito o i compiti assegnatigli, dato che ne devono rispondere non solo come pezzi di un motore o ruote e denti di un ingranaggio senza vita, ma come persone.
E’ facile compilare un mansionario, dove ad ogni posto competono responsabilità, diversi livelli di autonomia eccetera. Il difficile è il creare una struttura in cui vi siano delle persone che interagiscono tra di loro anche a livello umano.
Ricordo di una persona a me molto cara che mi disse: “Preferirei non avere soci ma quando esco fuori a cena non avrei nessuno con cui parlare”.
Qui si trattava di un’azienda molto piccola ma, generalizzando il discorso, credo che si possa renderlo valido per ogni tipo di situazione.
La passione per un lavoro ha bisogno di essere curata, nutrita: insomma si ha bisogno di parlare del proprio lavoro per sentirsi contenti di quello che si fa.
Essere chiusi nelle proprie vittorie come nelle proprie sconfitte, il non mostrare le sensazione nemmeno alle persone più vicine, alla fine ci convince che queste sensazioni non esistano per niente e ci fa diventare “animali da guadagno” senza coscienza e senza amore.
Chi vuole fare un’impresa, tirare su un’azienda, ha sicuramente bisogno di confidarsi con qualcuno ed ha un altrettanto grande bisogno di poterlo fare senza remore e senza paura di essere tratto in inganno, senza paura che l’altra persona sfrutti le confidenze raccolte per trarne un vantaggio personale.
Allora il primo vantaggio della piccola impresa è la libertà di parlare.
Con la piccola impresa vi è l’ulteriore vantaggio della non burocratizzazione delle procedure.
In una impresa di grandi dimensioni per fare un acquisto, per firmare un contratto, o per compiere qualsiasi altra operazione che non sia routinaria a livello decentrato diventa un problema.
Bisogna firmare gli ordini, poi farli portare al direttore, poi al responsabile di questo, al responsabile di quello, fino ad arrivare, dopo innumerevoli peripezie, a chi ha la delega per firmare gli assegni.
Una struttura così creata è troppo poco elastica, troppo vischiosa al cambiamento dell’ambiente esterno.
La flessibilità è tutta della piccola impresa. Conviene creare delle strutture di personale molto flessibili, magari con un nucleo operativo di base unico per tutte le attività – se si tratta di un gruppo di società – e poi di volta in volta e per ciascuna attività, creare dei gruppi di lavoro con un dirigente delegato a svolgere le funzioni dell’amministratore, almeno per gli atti di ordinaria amministrazione.
Questo favorisce sicuramente la sveltezza nei procedimenti e nelle reazioni dell’impresa a cambiamenti del settore, del mercato; favorisce la propensione a sviluppare ed attuare delle iniziative verso i clienti e così via.
Inoltre non bisogna trascurare l’aspetto economico, ovvero il risparmio che è possibile ottenere evitando la moltiplicazione inutile di strutture troppo simili. Nel linguaggio tecnico questo tipo di cose viene chiamato “interrelazione” o roba del genere; ma io preferisco definirle applicazioni dell’intelligenza, perché mi sembra ovvio che si debba agire in questo modo.
Il grosso del problema delle società pubbliche – come il caso dell’Inps, ad esempio –, risiede nel fatto che queste sono diventate dei cosiddetti “carrozzoni”. La loro struttura è stata eccessivamente appesantita aggiungendo persone in organici già troppo pingui, sia di funzioni che per quanto riguardava il numero vero e proprio dei dirigenti assunti.
Il terzo grande vantaggio della piccola impresa è allora il risparmio nella gestione.
A questi tre grandi vantaggi – ossia la libertà di parlare, la non burocratizzazione delle procedure e il risparmio nella gestione – se ne aggiungono ovviamente altri; anche se alla fine ci accorgiamo che, bene o male, sono tutti riconducibili a questi tre.
Sembra una considerazione da poco ma, probabilmente, è una di quelle cose così evidenti e cosi “semplici” alle quali però nessuno pensa. Applicando le considerazioni sopra esposte, probabilmente, si potrebbero risolvere tanti e tanti problemi che, per alcune imprese, oggi sembrano insormontabili ma la cui soluzione sarebbe proprio dietro l’angolo.

(tratto dal libro “Economia etica ed elementi di imprenditoria pratica”, Amedeo Pesce, 2007) Acquista su Amazon