Orgogliosi dei propri sacrifici

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Fin da quando sono nato, mio padre mi raccontava con orgoglio dei tempi difficili che aveva vissuto. Mi raccontava di quando era piccolo e possedeva un solo vestito che doveva andar bene per l’estate e per l’inverno, di quando non aveva le scarpe ma soltanto gli zoccoli, di quando non era certo di poter mangiare tutti i giorni.
Mio padre, che poi sarebbe diventato uno dei più grandi costruttori della Piana del Sele, aveva costruito per la prima volta in proprio la stalla per un maiale, aveva fatto il manovale, aveva dormito in una baracca di lamiere di pochi metri quadri insieme ad altre persone.
Io seguivo questi racconti sognando, immaginando mio padre piccolo – e nei miei pensieri aveva il mio viso –, immaginando questi mondi lontani quando non esisteva ancora la televisione, figurarsi i cellulari, e tirava un vento freddo e nevicava, e c’erano tanti gradini da fare al paese, e c’era da portare la legna fin sopra la cima.
Lo ascoltavo raccontare, avidamente, e nei suoi occhi – quando parlava della sua povertà – luccicava un grande orgoglio. Qualche volta questi discorsi finivano con lui che si asciugava gli angoli degli occhi col tovagliolo.
Adesso che – pur con tutte le difficoltà che la vita si ingegna di mettermi davanti – siedo su un gradino piuttosto in alto, grazie al lavoro di mio padre, spesso traggo una gioia infantile dal risparmio, dal non sprecare un euro o dieci centesimi, dal desiderare una barretta di cioccolato e non comprarla, dallo scegliere un prodotto che costa di meno, dal non prendere il taxi ma usare la metro, dal non prendere la metro ma usare i piedi. Adesso io traggo un senso di bellezza e di purezza nel risparmiare denaro nelle piccole cose di tutti i giorni.
Quello che mi stupisce, invece, è vedere intorno a me le persone che si vergognano dei sacrifici che fanno, che si vergognano se non sono andate in vacanza, che si vergognano se non possono andare al ristorante tutte le settimane. Che a volte si sentono costrette a comprare un vestito o una borsa in più, che spendono denaro per l’apparenza.
Come è possibile che io, oppure mio padre che m’ha cresciuto, siamo così diversi da queste persone? Che quel che a mio padre faceva brillare gli occhi di orgoglio, agli altri li fa arrossire di vergogna?