I prodotti locali ed il commercio via Internet

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Il simbolo della gobalizzazione è Internet: un mercato potenziale illimitato, costituito da tutti i tipi di persone che navigano ogni giorno in un oceano sconfinato di siti di tutti i tipi. Se non ci fossero i problemi di cui dirò appresso, lo si potrebbe definire un paradiso del marketing e del commercio.
Al contrario di questa versione, la realtà è sempre più cruda.
Una delle prime pubblicità che reclamizzava il commercio in rete parlava di un tizio di un paesino sperduto che vendeva il suo pecorino ad un altro tizio in Inghilterra o simile.
Ora, dico, ma è possibile che questo grande fenomeno della tecnologia, tutto questo mercato globale, tutte queste multinazionali eccetera, e il primo prodotto che si vende è un pezzo di pecorino che costa più per spedirlo che per comprarlo sotto casa, anche se non è proprio buonissimo come quell’altro? Magari mentre lo si spedisce e mentre non arriva si può anche guastare, chi lo sa.
E poi per dircela tutta Internet è un grande mezzo per comunicare in maniera informale, tramite le email, per cercare documenti o altro su siti che si conoscono ma, a mio avviso, per il resto non serve ad un granchè. Credo che sia troppo vasto, ci sono troppi siti troppo diversi e senza che nessuno ci dica dove sono e come arrivarci.
L’unico modo è quello di fare delle pubblicità per televisione per comunicare il sito. A questo punto, mi chiedo, non è più facile istituire un numero verde o qualcosa del genere, piuttosto che “mandare” i clienti sul proprio sito.
Fino ad oggi Internet – o meglio, avere un sito Internet – è solo uno status symbol, un po’ come il cellulare per alcuni.

(tratto dal libro “Economia etica ed elementi di imprenditoria pratica”, Amedeo Pesce, 2007) Acquista su Amazon